«Li abbiamo tutti veduti questi alpinisti che, pur di correre, nulla vedono, nulla guardano, soddisfattissimi la sera se hanno percorso un numero di chilometri spropositato; salito e disceso le migliaia di metri che quasi eccedono la potenza dinamica dell’uomo; felici poi se per giunta una mezza dozzina di volte si son trovati sul punto di rompersi il collo. Dichiaro che ho il più profondo rispetto per gli uomini di tal tempra, da durare, per esempio, una settimana in simile impresa. La forza va rispettata. […] Ma negli Italiani, in generale, predomina il sentimento. Si guarda, si riflette, e forse più di quel che convenga si fantastica. Ora vi ha nelle Alpi e nelle Montagne tanta profusione di stupendi e grandiosi spettacoli, che anche i meno sensibili ne sono profondamente impressionati. Il forte sentimento ben presto agisce sull’intelletto; sorge la curiosità, il desiderio di sapere le cose, e le cause delle cose le quali si vedono. […] Quante nozioni s’imprimono fortemente nella mente, quanto desiderio di sapere, quanti propositi, anzi bisogni, di studiare, e indagare, non si riportano dalle escursioni alpine! […] Il sentimento del bello e del grande, dopo avere agito sull’intelletto per quella misteriosa armonia che è tra le facoltà umane, opera sul morale. […] Io non so se un quadro di grande artista, lo scritto di un sapiente, un discorso di eloquente oratore possa produrre nell’animo umano impressioni così profonde e così elevate quanto lo spettacolo della natura sulle vette alpine. […]»
Q. Sella, Brindisi alla gioventù italiana, Congresso degli alpinisti italiani, Torino, 10 agosto 1874.
È riprendendo le parole del fondatore del Club, Quintino Sella, che la Scuola E. Mentigazzi ha dato avvio al suo 22° corso base di escursionismo, nella serata inaugurale, l’8 settembre scorso. Celebrare il 160° anniversario di fondazione del CAI, ripercorrendo la storia dell’escursionismo nel sodalizio attraverso luoghi e personaggi fondamentali: questo l’intento dei direttori Camedda, Petrini e Barbin che con l’entusiasmo dell’organico accompagnatori, hanno formato, in questa edizione, 45 allievi.
Se è vero che il Club nacque per gli alpinisti e che l’escursionismo è disciplina abilitata ai ranghi del CAI da pochi decenni, è tra le righe della storia di fondazione che si legge la differenza con gli omologhi europei: l’andar per monti non è una sfida, ma un viaggio lento che coinvolge il corpo, la mente e tutti i sensi. Benefici fisici, indubbiamente, stimolo a comprendere per meglio apprezzare il contesto delle nostre escursioni, contemplazione della natura come sollievo per lo spirito, e competenze per una frequentazione il più possibile sicura delle nostre montagne, sono gli aspetti che la Scuola intende da sempre trasmettere ai propri allievi.
E così è iniziato il percorso, con Quintino Sella alle pendici del suo Monviso, in visita al primo rifugio-bivacco CAI, l’Alpetto. In una finestra di assenza di precipitazioni il gruppo si è avventurato nel vallone e ha attaccato la risalita delle bastionate rocciose avvolte dalle nuvole, tra i salti del rio dell’Alpetto fino a sbucare sul pianoro che ospita la nuova struttura del rifugio e accanto, sul lago di Alpetto, l’antico ricovero oggi museo, che la presidenza del CAI Cavour (cui afferisce il rifugio) ha aperto in via straordinaria alla nostra visita, accogliendoci con un ottimo caffè.
Ogni uscita è stata preceduta dal “venerdì Mentigazzi”, la serata dedicata alle lezioni teoriche, movimentata dall’intervento di amici esperti: e così è Beppe Mulassano, Direttore della storica Scuola Monviso di escursionismo, a introdurci il secondo personaggio che ci ha portati, con un gran salto temporale, in Val Maira. Il 1° ottobre, traguardando vette e riempiendoci gli occhi e i ricordi di panorami incontaminati, abbiamo infatti compiuto un anello intorno alla Rocca Provenzale, sulle orme di Carlo Mattio. Promotore dell’escursionismo nel sodalizio, narratore dei percorsi delle valli occitane del Piemonte, Mattio, cui è dedicata la Scuola Regionale di Escursionismo (LPV) da lui stesso per lungo tempo diretta, è ricordato come colui che più si è speso per la formazione e l’attività escursionistica del CAI nel nostro territorio.
L’avventura si è quindi spostata nello scenografico anfiteatro di Macugnaga, comune diffuso di tradizione Walser, in Valle Anzasca, alla ricerca delle origini della CCE e dell’iniziativa da guinness del CamminaItalia!, al cospetto della celebre e temuta parete est del Monte Rosa, che diede il nome a un’altra tra le prime Scuole di escursionismo del CAI, la Est Monterosa appunto. È di Macugnaga il terzo personaggio del nostro viaggio: Teresio Valsesia, tra i fondatori della Commissione Centrale di Escursionismo del CAI (1991) nonché suo primo presidente, propulsore dell’idea diffusa in quegli anni, di creare di un sentiero che unisse tutta l’Italia, ossia quello che oggi conosciamo come Sentiero Italia, lungo oltre 7000 km. Valsesia ci ha accolti di persona con il suo racconto sul Cammino e sul camminare, piccola sorpresa per gli allievi entusiasti di ascoltare i suoi aneddoti.
Il cerchio si è chiuso infine nelle valli d’origine di tutto, ripercorrendo i passi di un giovanissimo Quintino Sella nell’ascesa al Monte Mucrone, la montagna dei biellesi, che pur nella sua modesta quota nelle preziose giornate di sereno regala un panorama mozzafiato a 360°, e che il poliedrico ingegnere, oggi sepolto alle sue pendici, conquistò a 11 anni. La Scuola è salita con la fiaccola celebrativa il 22 ottobre, vigilia dell’anniversario di fondazione, per raggiungere la croce di vetta apposta dal CAI Biella nell’anno delle celebrazioni per i 150 anni del sodalizio (2013). Dal 15 ottobre sulla vetta è inoltre depositata la “Capsula del tempo”, portata dai ragazzi del gruppo biellese di alpinismo giovanile e contenente un messaggio per i salitori del futuro.
«Camminare per conoscere, conoscere per camminare.» sono le preziose parole con cui ci saluta Valsesia, che armonizzano la tematica di questo corso con la missione della Scuola: insegnare l’escursionismo per entrare in armonia con la natura e stare bene, per approfondire la conoscenza delle nostre montagne e per imparare a salvaguardarle e a frequentarle in sicurezza.
S. Barbin – 7 dicembre 2023